Purtroppo è notizia di questi giorni: durante la realizzazione di una fiction, sulla protezione civile, a Stromboli, è stato acceso un piccolo fuoco che, favorito dai venti di scirocco e dalla mancanza di un adeguato controllo, è divampato velocemente sull’isola, bruciando cinque ettari di macchia mediterranea e causando danni per oltre 50 milioni di euro.
Il regista, ascoltato dai Carabinieri, ha rilasciato una dichiarazione: “Sono distrutto, devastato, angosciato. Non erano in atto riprese ma solo la preparazione per la scena da girare poco dopo. Scena che esisteva sulla sceneggiatura ed era prevista nella maniera in cui la stavamo approntando per quella giornata, come da nostro ordine del giorno. Devo ancora ricostruire quello che è successo perché ero sul set ma distante”.
Subito il dito è stato puntato sulla mancanza di regole antincendio chiare, sulla mancanza sul set dei vigili del fuoco, sulla mancanza di tutte le autorizzazioni necessarie.
Vero, è stata una tragica fatalità, sicuramente non era intenzione di nessuno appiccare un incendio di quella portata e mettere a rischio la vita di diverse persone.
Questo è un caso limite, ma non esistono solo i fuochi “di scena”. Infatti, la disciplina dei fuochi controllati o prescritti, che trova il suo utilizzo sin dai tempi dei nativi americani, li prevede, oltre che per il folclore, anche per liberare i terreni da detriti come sterpaglia, materiali del sottobosco e alcune piante, ovvero quegli elementi in grado di provocare un incendio quando la temperatura aumenta. Col passare del tempo, queste pratiche sono state regolamentate, e a volte vietate per il rischio troppo alto che non si riuscisse a controllare l’incendio.
La tecnica del fuoco prescritto è stata utilizzata a partire dalla prima metà del XX secolo in diversi ambienti forestali, arbustivi, di savana e prateria del Nord America, Australia, Asia e Africa, e dalla fine degli anni ’70 del XX secolo la tecnica viene adottata anche in Europa.
In Italia, il fuoco prescritto è stato sperimentato a partire dagli anni ’80. In particolare, dal 2004 sono stati avviati programmi di fuoco prescritto per valutare l’efficacia e i limiti di questa tecnica per prevenire gli incendi in boschi di conifere, realizzare fasce parafuoco nella macchia mediterranea, conservare habitat di interesse comunitario e favorire la rinnovazione di specie forestali come le querce. Inoltre, sono stati realizzati diversi corsi di formazione del personale che opera nella lotta agli incendi boschivi. La normativa nazionale è inserita nella legge 155 del 8 Novembre del 2021, e si affianca alle normative regionali.
Per mettere in essere questa tecnica esistono condizioni ben precise, vincolanti, ben illustrate nel manuale “La tecnica del fuoco prescritto” di Giovanni Bovio, Davide Ascoli. Tutto deve essere indicato nel piano, che deve prevedere sempre una tabella in cui sono indicati i range di alcuni indicatori meteo affinché il cantiere sia realizzabile. Questi parametri (Temperatura, Umidità, vento in intensità e se serve, in direzione, indici di rischio locali, giorni dall’ultima pioggia, condizioni e umidità dello strato umifero) sono scelti in funzione del tipo e dell’intensità di fiamma di cui abbiamo bisogno.
Oggi abbiamo conosciuto due tipi di modi per utilizzare il fuoco: abbiamo visto che può essere elemento scenografico di enorme impatto, anche se può essere molto pericoloso se non si seguono a menadito tutte le procedure, e abbiamo visto come il fuoco può essere usato per combattere gli incendi.
Lo abbiamo sempre ripetuto nei corsi che Ovrema Estintori organizza, il fuoco è distruttivo e conoscere perfettamente sia le normative antincendio, sia le procedure per la gestione dei fuochi, è fondamentale per eliminare i rischi.